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CAPSLOCK DAY, la giornata dedicata al tasto che ci fa urlare sul web: perché dovremmo evitarlo e quali sono le alternative

Redazione MediaWorld21 OTTOBRE 2025
Digito Capslock

Il CAPSLOCK DAY, che ricorre il 22 ottobre di ogni anno, è una giornata nata per fare ironia sull’uso smodato del maiuscolo nelle comunicazioni digitali. Vediamo quando andrebbe usato e quando invece può essere considerato “scortese”.

IL CAPSLOCK DAY SI CELEBRA IL 22 OTTOBRE DI OGNI ANNO E VUOLE ACCENDERE I RIFLETTORI SULL’USO SMODATO CHE MOLTI UTENTI SPESSO FANNO DI QUESTO TASTO, SOPRATTUTTO SUI SOCIAL. No, non siamo impazziti. Ma provate a fare questo test di immaginazione: immaginate di leggere un articolo, qui su MediaWorld Magazine, o su un quotidiano online, scritto interamente in capslock. Cosa pensereste? La spiegazione più logica sarebbe che il redattore ha distrattamente inserito il Caps Lock senza accorgersene. D’altronde, potrebbe capitare a chiunque. Tuttavia, sebbene potrebbe tranquillamente trattarsi di un errore umano, non potete fare a meno di provare un certo fastidio. Come se fosse tutto esagerato, sguaiato, aggressivo rispetto allo scopo di quel testo. Quasi come se vi gridassero contro senza alcun motivo. Avreste ragione. 

Perché si “festeggia” il Caps Lock Day

Diciamo “festeggia” tra virgolette poiché il Caps Lock Day è una ricorrenza che nasce con l’obiettivo di fare ironia sull’utilizzo insensato e spesso scorretto delle maiuscole sul web. Nasce nel 2000 da un’idea di Derek Arnold, informatico stanco di leggere messaggi e email scritte interamente in maiuscolo. Lanciò quindi un’iniziativa sul web: il 22 ottobre tutti avrebbero dovuto scrivere in maiuscolo, tenendo in sostanza il tasto Caps Lock sempre attivo. 

Sebbene la finalità iniziale fosse ironica, negli anni successivi questa tradizione del web non si è solo mantenuta: ha anche offerto spunti di riflessione sul nostro modo di comunicare online. Come per ogni forma di linguaggio, con la comunicazione in Rete si è sviluppata un’etichetta e un codice comportamentale.

Come nasce il Caps Lock sulla tastiera e perché lo abbiamo ancora oggi

Il Caps Lock, o Blocco Maiuscole, è un tasto presente fin dalle prime tastiere che utilizzavano il modello QWERTY. Si tratta di un modello già sperimentato nell’Ottocento con le macchine da scrivere. Nello specifico, nei primi modelli di macchine da scrivere non era presente un tasto Caps Lock ma per digitare un testo tutto in maiuscolo bisognava semplicemente tenere bloccato quello che oggi conosciamo come tasto ‘Shift’.
L’evoluzione moderna delle tastiere ha consentito poi di aggiungere sempre più tasti per aumentare praticità e comodità nell’uso, fino ad arrivare alle tastiere che conosciamo oggi. Non solo per i dispositivi fissi come il PC ma trasportate poi anche nelle tastiere touch come nel caso dei cellulari o dei tablet. Oggi i costruttori hanno implementato alcuni modi per rendere subito evidente quando il tasto Caps Lock è attivo, come ad esempio un piccolo LED sul tasto stesso.

Cosa significa scrivere tutto maiuscolo e perché non dovremmo farlo

A parte alcuni rari casi, il maiuscolo non è solo scorretto ma è percepito come offensivo. Questo accade perché con il tempo si è venuta a creare una netiquette, ovvero l’etichetta della rete: una serie di regole non scritte, di norme condivise che adottiamo quando viviamo (e scriviamo) in Rete. Non sono leggi scolpite nella pietra, tuttavia rendono la convivenza tra i “cittadini digitali” semplicemente civile col risultato che tendiamo a diffidare di chi invece non le rispetta: non sarà di certo un fuorilegge, ma di sicuro un gran maleducato. 

L’uso corretto e non smodato del maiuscolo rientra tra queste. Come non sarebbe rispettoso urlare contro un interlocutore nella “vita reale”, allo stesso modo è considerato sbagliato farlo sul web: dal testo di una mail al commento ad un post sui social. Un altro significato che col tempo ha assunto l’uso del Caps Lock è quello di “urgenza”: ad esempio, se riceviamo una mail di lavoro, con scritto “RISPONDERE IL PRIMA POSSIBILE” questo potrebbe farci provare un senso di pressione e impellenza talvolta non necessari.

una persona che digita sulla tastiera del PC

Cosa possiamo usare al posto del maiuscolo per esprimerci sul web

Partiamo da un’osservazione in apparenza banale, ma comunque necessaria. Anche se il web spesso ci offre occasioni di comunicazione non formale, è buona norma scrivere in italiano corretto. Va da sé che quindi l’uso del maiuscolo non va demonizzato, soprattutto perché ci sono casi nella nostra lingua in cui si rende necessario. Se è vero che in italiano non ci sono parole che vanno scritte totalmente in maiuscolo, è buona norma farlo quando si riproduce la grafia originale di una parola, spesso sigle. Pensiamo a NATO, UE, OMS. 

Tuttavia, come osserva anche Alessia Giandomenico (docente di italiano e content creator sui social) intervista da TgCom24: «Il linguaggio utilizzato sui social media ha sviluppato delle proprie regole e convenzioni, spesso diverse da quelle del linguaggio scritto tradizionale. Difatti, secondo la docente, ci sono differenze evidenti: sugli stessi social media gli utenti tendono a essere più creativi e flessibili, anche nell’uso delle maiuscole.

La professoressa, infatti, ha individuato alcune alternative valide: 

  1. l’uso della punteggiatura: i punti esclamativi, ad esempio, possono aiutare ad esprimere anche emozioni forti senza sembrare aggressivi. Scrivere “AIUTO” è diverso da scrivere “Aiuto!”, ad esempio. 
  2. l’uso di parole che trasmettono il tono desiderato: avverbi come molto, davvero, troppo.. aiutano chi riceve il messaggio a percepire l’emotività. Ad esempio, “È molto urgente” anziché “È urgente” 
  3. l’uso delle emoji: il web in effetti ci offre una vasta gamma di emoji, molte delle quali servono proprio a mimare le espressioni umane come rabbia, tristezza, confusione.

In conclusione, dunque, anche scrivere e comunicare sul web non dovrebbe mai prescindere dal rispetto reciproco. Se il maiuscolo può creare effetti stranianti come aggressività e rabbia non necessari è bene evitarlo per non trasmettere messaggi sbagliati. Ci sono, dopotutto, diverse alternative per esprimere i propri sentimenti.