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La didattica digitale integrata rinsalda il rapporto tra docente e discente

Autori vari28 SETTEMBRE 2022
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Educatori e docenti non devono vedere i device digitali come dei “nemici” ma come degli strumenti utili per potenziare l’insegnamento. Ecco una breve guida per conoscere meglio gli strumenti digitali e farseli “amici”

Il futuro della scuola passa certamente per l'integrazione della didattica con Internet e con gli strumenti digitali. Il punto chiave - che arrovella i docenti di ogni grado - è come arrivare a questo obiettivo senza imboccare derive inopportune o utilizzi impropri dei device. La reazione di alcune scuole, che finisce per fare notizia sui quotidiani, è di tenere i device digitali - si parla di smartphone - fuori dalla scuola, vietandone categoricamente l'uso. Certamente così si evita alla radice il problema del cattivo utilizzo dello strumento digitale ma si viene meno a una delle prerogative della scuola, se non quella principale: educare. E si perde parallelamente la possibilità di esplorare la didattica aumentata dal digitale che resta la vera ancora di salvezza rispetto alla necessità di rendere compatibili due linguaggi, quello tradizionale dei docenti e quello dei giovani, che mai come oggi sembrano divergere.
Non esistono ricette sicure, ma certamente aiuta un po' di coraggio e di iniziativa da parte degli educatori per provare ad esplorare vie concordate e condivise di impiego degli strumenti digitali in ambito scolastico, che devono essere visti come veri e propri alleati e non come nemici. E come spesso accade, la strada per non temere qualcosa è conoscerlo meglio: questo il nostro invito al mondo della scuola. In questa guida, ecco alcuni consigli per docenti ed educatori su come convivere in un ambiente costruttivo e didatticamente potenziato con gli strumenti digitali. Come sempre, non da prendere come "oro colato", ma come stimoli a un riflessione costruttiva che vada oltre il puro divieto.

Il digitale come "lingua" veicolare

L'utilizzo dell'inglese come lingua veicolare nello studio di alcune materie non di lingua (quello che in gergo tecnico viene chiamato CLIL) è oramai in voga in molte scuole e sta dando frutti preziosi. L'utilizzo degli strumenti digitali e di strategie di didattica digitale integrata hanno lo stesso ruolo, ma per sviluppare competenze di tipo informatico. Non stiamo parlando, ovviamente, dei corsi di informatica, ma dell'utilizzo del digitale per potenziare l'apprendimento delle altre materie. Si può fare e va fatto: in questo modo la scuola si troverà, quasi senza sforzo, a trasferire ai ragazzi anche una serie di "soft skill" come la capacità di realizzare presentazioni efficaci, di parlare in pubblico, di esprimersi anche per immagini o video, di coordinarsi in un lavoro di gruppo anche per via telematica, e così via. Competenze che nel mondo del lavoro rischiano di valere più di tante conoscenze nozionistiche.

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L'importanza di capire i social

Educare al valore della privacy e della web reputation

Le relazioni sociali sono sempre esistite e con esse, la riservatezza e la reputazione sono sempre stati valori ritenuti importanti. Gli strumenti digitali, primi fra tutti gli immancabili smartphone, hanno amplificato la portata delle relazioni sociali eliminando le barriere geografiche e temporali. Il "dove" e "quando" si sono trasformati in un "dove vuoi" e "quando vuoi", le reti sociali si sono espanse vorticosamente e i concetti di riservatezza e reputazione, nella loro dimensione Internet, sono diventati molto più delicati. È vero, i ragazzi nell'utilizzo di questi strumenti sono più avanti, ma non per questo si può omettere di formare cittadini digitali consapevoli. Per capire tutte le implicazioni i formatori devono essere attivi sui social, anche su quelli più "giovanili", non importa se con un proprio profilo ufficiale o sotto mentite spoglie. L'importante è non rinunciare a capire le dinamiche, spesso immature, che dominano alcuni social network per indirizzare al meglio il comportamento dei propri ragazzi verso la valorizzazione della privacy e della web reputation come valori primari dell'essere attivi su Internet.

Usare per non avere paura, usare per insegnare

Gli strumenti digitali vanno utilizzati, anche da parte dei docenti. Non a caso da anni esiste lo strumento della Carta del Docente che garantisce agli insegnati di ruolo un credito di 500 euro all'anno per l'acquisto, tra le altre cose, di device digitali finalizzati all'apprendimento e all'insegnamento. Anche il più refrattario alle tecnologie digitali degli insegnanti dovrebbe cimentarsi, capire di più, approfondire la potenza e i vantaggi dei mezzi digitali. La sfida non è da poco: confrontarsi con i propri ragazzi su un campo dove loro sono i maestri (almeno apparentemente) e gli adulti sono gli apprendisti. In realtà ai ragazzi manca proprio l'esperienza e il senso critico per capire come fare per tenere acceso contemporaneamente il computer e il cervello e in questo, dopo aver preso un po' di dimestichezza, l'aiuto degli insegnanti è quanto di più prezioso possa esistere.

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Affiancare alla scansione lineare dei contenuti quella ipertestuale

La conoscenza viaggia e viaggerà sempre più su Internet. E, nel farlo, privilegerà, come già sta facendo, gli approcci ipertestuali e destrutturati. Certo, dal punto di vista del percorso didattico naturale e tradizionale, le traiettorie lineari di acquisizione della conoscenza, che partono dalle premesse, le sviluppano con la trattazione per poi arrivare alle conclusioni sono sempre le migliori, quelle che danno la visione completa. Ma non necessariamente sono le più veloci e quasi sempre non sono quelle preferite dai giovani millennials, cresciuti in piena era ipertestuale. Scrivere un testo è diverso da scrivere un ipertesto: ogni "pagina" non può necessariamente fare affidamento sul fatto che si sia passati da quella precedente; in compenso è possibile inserire link ipertestuali a spiegazioni e approfondimenti su termini specifici. Allenare i ragazzi non solo a fruire ma anche a scrivere per ipertesti li prepara meglio alle sfide anche professionali che saranno chiamati a compiere.

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Regole chiare per un uso corretto dei device in classe

Il device in classe? È inevitabile. Per questo è meglio educare che vietare. E preferire il PC al tablet o allo smartphone

La scuola del futuro - ma in molti istituti è già del presente - passa per il lavoro con il PC anche in classe, ognuno con il proprio device, l'approccio che viene chiamato di Didattica Digitale Integrata one-to-one. In questo modo è possibile potenziare la didattica in presenza per esempio trasferendo in tempo reale le schermate della LIM verso gli appunti digitali dei ragazzi; facendoli partecipare a test, sondaggi e verifiche direttamente in digitale; permettendo in classe l'utilizzo dei libri dematerializzati, ove possibile, al posto dei pesanti libri cartacei. E così via. Per questo motivo è bene iniziare, laddove non sia già stato fatto, alcune sperimentazioni (per sezioni o per classi-pilota) in cui viene affiancato ai comuni libri di testo anche un device, tipicamente un notebook. Parliamo di PC, perché la tastiera fisica è un elemento importantissimo e qualificante per acquisire anche le competenze di digitazione veloce e "naturale". La sola interfaccia touch, che i ragazzi già sanno usare molto bene dall'esperienza sugli smartphone, non basta e non è certo compatibile con la stesura di testi lunghi. Una buona sperimentazione può anche partire dalla stesura di specifiche minime comuni per il device da portare in classe e, ovviamente, dall'adeguamento dell'infrastruttura scolastica per la creazione della Wi-Fi nelle classi. A questo fine sono già arrivati e stanno arrivando molti fondi dedicati al piano Scuola 4.0 inseriti nel PNRR che vale la pena che le scuole sfruttino.

Il contratto di ingaggio: le regole devono essere chiare

Molte volte i docenti, nel maneggiare le questioni relative ai device digitali in classe, preferiscono voltarsi dall'altra parte e decidere di non decidere; oppure vietare a prescindere. Un'idea, molto utilizzata negli Stati Uniti, per esempio, è quella di far sottoscrivere ai ragazzi una sorta di accordo (che ovviamente non ha alcuna valenza legale ma è solo un patto di lealtà) in cui si disciplina cosa è ritenuto corretto e cosa è invece ritenuto improprio rispetto all'utilizzo di smartphone e PC in classe. A regole chiare corrispondono quasi sempre comportamenti congrui o, in caso di abusi, contromisure del docente accettate serenamente dai "violatori". Una buona pratica potrebbe anche essere quella di non calare dall'alto i punti del "patto" ma di condividerli e crearli insieme ai ragazzi, ovviamente contemperando adeguatamente le esigenze didattiche e di ordine in classe con le mozioni degli studenti. Lo stesso schema - quello di un accordo formale - può essere impiegato anche dalle famiglie al momento della concessione dello smartphone e in tal senso è bene che i docenti consiglino i genitori.

MediaWorld Magazine è una testata giornalistica di informazione tecnologica registrata presso il tribunale di Monza n. 1408 del 24/06/1999

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