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Com’è nato Google: dall’idea in un dormitorio fino alla conquista del mondo digitale

Redazione MediaWorld22 SETTEMBRE 2025
Google ricerca su un computer

Il 27 settembre Google festeggia l’anniversario della sua nascita. Ripercorriamo insieme tutti gli step che hanno portato l’idea di Larry Page e Sergey Brin da un dormitorio di Stanford a Mountain View in California, dove oggi ha sede uno tra i giganti del web.

Immagina un mondo senza Google. Nessuno a cui chiedere indicazioni, ricette, domande su film e testi di canzoni. Nessun altro modo di raggiungere il sito del nostro quotidiano preferito per informarci tutte le mattine. Niente suggerimenti per le idee regalo, o per quando non sai come risolvere le dispute che nascono spontaneamente durante le serate tra amici: come quando non ti ricordi più chi ha vinto Sanremo nel 1996. Ci pensiamo noi, per stavolta: erano Ron e Tosca. Ma cosa fai solitamente in queste situazioni? Sblocchi lo smartphone, apri il logo tondo blu, giallo, verde e rosso e fai la tua domanda a Google

Sembra quasi scontato, eppure Google, con le sue varie applicazioni sviluppate durante gli anni della sua lunga storia, è entrato a far parte delle nostre vite senza che quasi ce ne accorgessimo. Ma è e rimane il motore di ricerca più utilizzato al mondo.  Secondo gli ultimi dati disponibili riportati da Thunderbit. com, Google è la scelta di default per la stragrande maggioranza degli utenti nel mondo (detiene il 90-92% della quota di mercato globale dei motori di ricerca). In un giorno vengono effettuate su Google circa 8 miliardi e mezzo di ricerche e il 77% delle persone usa Google almeno tre volte al giorno. 

Ma come hanno fatto due studenti di Stanford ad arrivare sulla vetta del mondo digitale? Ripercorriamo la nascita e l’ascesa di Google, a partire dal 1998 (anno della sua fondazione) ad oggi. 

Come nacque l’idea di Google: la tesi di dottorato di Larry Page

La storia del motore di ricerca più famoso del mondo nasce grazie ad una tesi di dottorato. Dottorando in Informatica a Stanford, il giovane Larry Page aveva concentrato le sue ricerche per il dottorato su un nuovo sistema di criteri per i link presenti sul web. Ma come funzionava una ricerca su Internet prima di Google? Il criterio di indicizzazione dei link era meramente quantitativo: i link venivano ordinati in base al numero di volte in cui la parola chiave in una pagina veniva ripetuta. Page ed il suo collega di studi Sergey Brin ritenevano questo sistema poco meritocratico. Decisero quindi di sviluppare un nuovo sistema, che chiamarono PageRank. L’idea di base era semplice ma rivoluzionaria: invece di limitarsi a contare quante volte una parola appariva in una pagina, il sistema si chiedeva "Chi si fida davvero di questa pagina?".

Per rispondere, PageRank valutava quanti altri siti rimandavano a quella pagina: più link riceveva, soprattutto da fonti già considerate importanti, più la pagina veniva giudicata autorevole.

L’idea prende così tanto tempo e risorse ai due studenti che decisero di abbandonare il dottorato per dedicarsi unicamente al loro progetto full-time. Prese vita così una versione di Google ante litteram, il cui nome era BackRub proprio per la capacità di eseguire attività di analisi backlink. 

Il dominio Google.com e il garage di Susan Wojcicki 

In origine il motore di ricerca di Page e Brin utilizzava i domini di proprietà di Stanford. Google.com venne ufficialmente registrato il 15 settembre 1997, quando venne inquadrata formalmente anche la relativa azienda. Gli uffici: il garage di una casa di Menlo Park, in California dove viveva un’amica dei due studenti, Susan Wojcicki. Per i più attenti questo nome non risulterà sconosciuto: Wojcicki, infatti, è l’ex CEO di YouTube. Un sito che farà la fortuna di Google, come vedremo più avanti. 

È in questo periodo che Page e Brin cercano anche finanziamenti e possibili acquirenti per un progetto che aveva solide premesse e interessava già il settore tech. Risalgono infatti agli ultimi anni del decennio Novanta i tentativi di vendita a società quotate in borsa come Excite e Yahoo. 

Cosa significa Google e perché il logo ha quattro colori diversi

Se ti sei mai chiesto cosa significa Google e perché i fondatori abbiano deciso di chiamare così il loro motore di ricerca nel 1997, cerchiamo di dissipare questa tua curiosità. 

Google in realtà è un termine che si ispira al concetto matematico chiamato “googol”, ovvero il numero 1 seguito da cento zeri (che equivale a 10^100, dieci elevato alla centesima potenza). Da studenti di Informatica, i due fondatori decisero di traslare questo concetto a loro familiare nel nome del motore di ricerca a simboleggiare la vastità del web e delle informazioni in esso contenuto. Si dice anche che - ma potrebbe essere una sorta di leggenda metropolitana 2.0 - in realtà il nome sarebbe dovuto essere proprio “Googol” ma che sia diventato “Google” a seguito di un banale errore di battitura da parte di Page durante la registrazione del dominio e che i due fondatori abbiano poi scelto di lasciarlo così. 

Altra curiosità relativa al motore di ricerca più famoso del mondo: sapevi che i quattro colori del logo non sono casuali? Sono tutti colori primari, ad eccezione del verde, ed hanno in realtà un significato preciso:

  • il blu usato nelle due G simboleggia forza e affidabilità
  • il rosso della prima O e per la E finale rappresenta l’audacia
  • il giallo presente nella seconda O sta per il calore e l’ottimismo 
  • il verde usato per la L è simbolo di crescita e serenità

Il successo degli anni Duemila e la capitalizzazione in borsa: i nuovi servizi di Google 

Dopo l’avvento degli annunci pubblicitari, la società di Page e Brin cominciò a guadagnare seguito e riconoscibilità tra gli utenti del web. Non solo. Nel 2005 Google valeva ormai 52 miliardi di dollari, entrando di diritto tra le maggiori società di media al mondo per valore in borsa.  Risalgono infatti ai primi anni Duemila una serie di investimenti di Google Inc. per posizionarsi rispetto ai concorrenti, offrendo una serie di servizi aggiuntivi e innovativi per l’epoca. Ma andiamo con ordine. 

Un abito indossato dalla pop star Jennifer Lopez diede vita a Google Immagini agli inizi del millennio, ovvero nel 2001. La curiosità su quel “jungle dress” (così ribattezzato dalla stampa) si riversò su Google mentre in tv andavano in onda i Grammy Awards dove la cantante sfilò sul red carpet con la creazione di Versace. A partire da quell’episodio, Google aggiunse alla sua classica pagina principale con i link in blu e le pagine testuali la sezione Immagini aprendo così la possibilità per gli utenti di visualizzare in immagini i risultati delle loro ricerche

Nel 2004 Google annuncia un servizio proprietario di Posta Elettronica: nasce Gmail. In realtà, in molti pensarono che si trattasse di uno scherzo visto che l’annuncio fu fatto il primo aprile di quell’anno, data che coincide con il noto “pesce d’aprile” ma anche perché si presentava come un servizio a dir poco rivoluzionario per l’epoca: ben 1 GB di archiviazione, che dopo appena un anno esatto dall’annuncio (il 1 aprile 2005) fu ampliata fino a 2 GB. Da quel momento - complici anche diverse integrazioni negli anni successivi, si pensi ad esempio solamente a Drive - è tra le caselle mail più utilizzate al mondo

Ancora, nel 2006 arriva YouTube. Nata da un’idea di Chad Hurley, Steve Chen e Jawed Karim, la piattaforma vide la luce nel febbraio del 2005. Dopo una manciata di settimane, il sito dedicato ai video amatoriali divenne un successo sul web. Fu dopo poco più di un anno - i 10 ottobre del 2006 - che Google staccò un assegno da 1,65 miliardi di dollari per accaparrarselo. Dopotutto, aveva senso per Google dopo le immagini dare spazio anche ai video, che già nei primi anni del 2000 si stavano affermando come una forma di comunicazione e informazione alternativa al solo testo. 

Sempre nei primi anni del Duemila, nel 2005 per l’esattezza, viene incorporato in Google il servizio Maps: nato dall’idea di una start-up australiana fu acquisita da Big G che proponeva un’alternativa digitale alle classiche mappe e cartine da sfogliare durante i viaggi.

Google protagonista del tech: dal semplice browser ai dispositivi

Gli anni Dieci del 2000, invece, segnano una svolta ulteriore per Google. L'azienda di Mountain View si guarda intorno, andando oltre il comparto software. I tempi sono maturi, Google è un marchio che ha fidelizzato utenti in tutto il mondo ed è immediatamente riconoscibile. È tempo dunque di passare all'hardware. Nascono così i prodotti della linea Nexus: smartphone e tablet prodotti da Google e con sistema operativo Android. Il primo smartphone di casa Google, il Nexus One, esce sul mercato nel 2010. Seguiranno poi, per la stessa linea diversi dispositivi: decine di prodotti tra smartphone e tablet e due lettori multimediali.

Che fine hanno fatto i dispositivi Nexus? Si sono evoluti in Google Pixel, la serie che comprende gli smartphone di casa Google che ancora oggi conosciamo. Con questa nuova nomenclatura, a partire dal 2016, Google cambia strategia nella produzione e distribuzione dei suoi dispositivi con più controllo su design e specifiche tecniche, in modo da differenziarsi rispetto agli altri prodotti di un mercato che proprio in quegli anni diventava più "chiuso" e competitivo. Non solo smartphone: negli anni a seguire fino ad arrivare al giorno d'oggi Big G ha esplorate sempre più il mondo del mobile, uscendo con tanti prodotti e gadget diversi: dagli auricolari agli smartwatch.

Ma la sua visione non si ferma qui: nel 2011 arriva un altro capitolo della sua storia, con il lancio dei Chromebook, dispositivi leggeri e veloci che si distinguono per l’uso di Chrome OS, un sistema operativo basato sul cloud e focalizzato sul browser.

Questi laptop sono progettati per offrire un'esperienza semplificata, pensata per navigare, lavorare e utilizzare applicazioni online in modo immediato e sicuro, senza la necessità di gestire software complessi. I Chromebook conquistano rapidamente il settore educativo e aziendale grazie alla loro praticità e autonomia. Tra i modelli di successo, oltre al Google Chromebook Pixel, troviamo quelli di Acer, Lenovo e HP, che continuano a perfezionare la formula con schermi migliori, processori più potenti e una durata della batteria sempre più lunga, rendendo questi dispositivi sempre più versatili e adatti a un pubblico più ampio.

Google oggi: l’avvento dell’IA sul motore di ricerca più usato al mondo

Quella di Google è una storia che dura, quindi, da quasi trent’anni. Quel che si evince dalla sua evoluzione è che se il web cambia, tu devi cambiare con lui per non morire. Ci sono tanti altri prodotti e investimenti che hanno fatto la fortuna del gigante di Mountain View, sempre al passo con i tempi

Se pensiamo al giorno d’oggi, tutti questi prodotti appena visti ci appaiono scontati e ormai consolidati. Tuttavia, Google non si è mai fermato. Si pensi solo, ad esempio, agli investimenti nel campo dell’Intelligenza Artificiale. In un mondo in cui la partita della tecnologia si gioca tutta sul campo delle IA generative, Google non è da meno. Nel 2023 viene pubblicata una prima versione beta di Gemini, il chatbot di Google basato sull’apprendimento automatico: oggi, a distanza di soli due anni, legge e riassume per noi documenti, traduce in tempo reale, ci aiuta nei task di tutti i giorni e nell’apprendimento.

Anche una semplice ricerca sul web è oggi supportata dall’Intelligenza Artificiale: qualche mese fa su Google è approdato AI Overview che risponde alle nostre domande senza dover necessariamente aprire un link esterno. Tutto quello che serve è già su Google, filtrato e rielaborato dall’IA per rispondere in maniera precisa e accurata a tutte le nostre domande.  Un bel passo avanti rispetto ad una pagina bianca piena di link blu, come quella della fine degli anni Novanta, quando tutto ebbe inizio in un laboratorio di Informatica dell’università.