Quattro specie di fotografo più diffuse: quali sono le loro caratteristiche e che macchina usano
La fotografia conta migliaia di appassionati in tutto il mondo, tanto da essere celebrata in una Giornata Internazionale che cade ogni anno il 19 agosto. Gli appassionati di fotografia si distinguono in quattro tipologie ben precise. Ad ognuno di loro abbiamo assegnato una macchina.
Il 19 agosto 1837 veniva presentato al mondo il dagherrotipo — ovvero il primo procedimento tecnico per lo sviluppo di immagini stampate — aprendo di fatto la strada alla fotografia. Prima di questa data, per avere una riproduzione di qualsiasi soggetto occorreva dipingerla o disegnarla.
È proprio per celebrare l’importanza di questa innovazione rivoluzionaria che nel 2010 Korske Ara (fotografo australiano, noto per i suoi coloratissimi scatti della natura più selvaggia) ha proposto di istituire una Giornata Mondiale della Fotografia. Lo scopo è promuovere la consapevolezza sulla sua importanza, non solo tecnologica ma come strumento capace di preservare la Storia e la Cultura in eterno. Oggi gli strumenti a disposizione per i fotografi — professionisti e appassionati – sono molteplici, diversificando così scopi e… obiettivi. Noi ne abbiamo individuati 4, ma prima di vederli insieme facciamo un excursus storico!
Cos’è il dagherrotipo: la tecnologia che ha fatto nascere la fotografia moderna
La dagherrotipia è un procedimento tecnico annoverato tra le prime innovazioni che a fine Ottocento hanno reso possibile lo sviluppo della fotografia e della riproduzione di immagini. Questa tecnologia deve il suo nome a Louis Jacque Mandé Daguerre (chimico e fisico francese) che mise a punto un processo nato dalla mente di Nicephore Nièpce, suo collega nonché autore della prima fotografia della storia.
Il dagherrotipo si serve di una lastra di rame sulla quale viene applicato uno strato di argento, sensibile alla luce grazie ai vapori di iodio. L’azione della luce su questi vapori, insieme al mercurio, “stampavano” gli oggetti sulla lastra, rendendo più chiare le aree esposte. Il risultato è di fatti un’immagine sia positiva che negativa: la possibilità di rintracciarla con lo sguardo, infatti, dipendeva molto dall’angolo di osservazione.
Sebbene sia stata da sempre riconosciuta come l’inizio della fotografia, la dagherrotipia aveva anche dei limiti non poco importanti: innanzitutto, produceva un’immagine unica e non ripetibile; in più, i materiali impiegati erano estremamente fragili e suscettibili agli agenti atmosferici, tanto che i primi dagherrotipi dovevano essere racchiusi in delle lastre di vetro.
Dopo Daguerre ci furono diversi tentativi di ottimizzare la tecnica, ma non bastarono a rendere più accessibile il dagherrotipo. Per questo, ebbe vita breve e fu presto soppiantato da altre tecnologie che riducevano costi e tempi per riprodurre le immagini. Nonostante ciò, è indubbio che da quel 19 agosto del 1837 il mondo ha aperto gli occhi su una nuova arte.

Ecco i 4 esemplari di fotografi: qual è il loro habitat naturale e cosa fanno per sopravvivere
Quella del fotografo (Photographis Photographiae) è una specie di essere umano con motivazioni fortemente territoriali e protettive. Vive principalmente negli ambienti urbani ma non è raro che si spinga fin nella natura più profonda e selvaggia alla ricerca del suo cibo preferito: lo scatto perfetto. Durante il suo percorso evolutivo, che dura da quasi 200 anni, il suo corpo si è sviluppato proprio per catturare le prede in modo più efficiente possibile: la vista è aguzza, simile a quella di un falco, e ha due arti superiori, di cui uno ha un’estensione naturale dotata di fotocamera e obiettivo. I fotografi del mondo, però, non sono tutti uguali. Esistono 4 specie diverse per caratteristiche fisiche, ma anche habitat e strumenti a loro disposizione.

Il Pro Da Festival
Il Fotografo da Festival non è stanziale, bensì appartiene al gruppo delle specie che migrano in determinate stagioni: generalmente quella dei concerti. Il suo habitat naturale è una particolare zona del mondo col nome di sottopalco, un’area molto ristretta e spesso delimitata da transenne. Proprio questo gli permette di evitare la socializzazione con le altre specie di esseri umani intorno a lui. Potrebbe sembrare un limite, invece proprio gli spazi angusti in cui vive e la limitata presenza di suoi simili (duri sono gli scontri con gli altri esemplari per accaparrarsi il posto migliore) gli ha permesso negli anni di mantenere la concentrazione sul suo obiettivo principale nella vita: ottenere la più bella foto del suo cantante preferito.
Il suo strumento ideale è una macchina fotografica con sensori di ampie dimensioni per ottenere una grande profondità di campo, una potente messa a fuoco del soggetto nell'inquadratura e una funzionalità di scatto continuo per immortalare ogni singolo attimo. Modelli come la Canon Mirrorless EOS R100 sono perfetti per questa tipologia di fotografo!

Lo Smartphone Artist
Lo Smartphone Artist è la specie di fotografo più diffusa: si può trovare in tutti i continenti e vive perlopiù in contesti urbani. Tuttavia, è molto difficile riuscire a vederlo in azione perché sa mimetizzarsi bene tra la folla: tranne quando sei al ristorante, è appena arrivato il piatto che hai ordinato e puoi sentire il suo tipico verso: «Fermo! Devo fare prima una foto al piatto».
Sebbene sia perfettamente integrato nel suo habitat, la vera e propria socializzazione dello Smartphone Artist avviene online — principalmente su Instagram o Pinterest —, dove condivide tutti i suoi scatti e scrolla tutti i commenti. È una specie tendenzialmente amichevole, ma può diventare molto aggressivo quando qualcuno gli ruba la foto e non lo citano come fonte.
Il suo strumento principale è uno smartphone con fotocamera ultragrandangolare per scatti e video da urlo, da condividere sui social. E a proposito di video, molti modelli di ultima generazione, come il Samsung Galaxy S25 Ultra, sono dotati di funzioni di Intelligenza Artificiale che ne ottimizzano l’audio, regolando i diversi tipi di suoni (voci, musica) ed eliminando i rumori indesiderati come voci di sottofondo o vento.

Il Nostalgico
La specie Nostalgico è un fotografo d’altri tempi. Categoria sempre più in via d’estinzione, per sopravvivere necessita dell’odore dell’inchiostro sulla carta. Questa sua essenziale fonte di vita lo spinge ad allontanarsi in contesti sempre più ameni come: mercatini dell’usato, vecchie tipografie e aste di oggetti d’epoca, mettendo continuamente a rischio la sua sopravvivenza e quella della sua specie. Di indole piuttosto sfuggente, è possibile attuare uno specifico richiamo per attirare la sua attenzione: è il rumore della Polaroid che viene agitata appena estratta dalla fotocamera.
La sua arma preferita è la macchina fotografica istantanea: dallo scatto della foto, bastano pochi secondi ottenere la stampa e regalare al Nostalgico un sorriso di soddisfazione. Modelli come la Fujifilm Instax Mini 12 sono disponibili in tante colorazioni diverse. Inoltre, la forma compatta e le dimensioni ridotte sono perfette per essere portare ovunque.
Il Naturalista
Questa specie di fotografo deve il suo nome all’ambiente in cui vive: perlopiù presente in ambienti rurali, montani o anche marittimi. Non è detto che non viva bene anche in città, ma potrebbe avere molte difficoltà ad adattarsi agli ambienti domestici e scappare al primo momento possibile: solitamente nei weekend o in corrispondenza dei “ponti”. È una specie che si sposta spesso, per questo i suoi due arti inferiori sono molto resistenti: non solo per camminare, ma anche per arrampicarsi alla ricerca della prospettiva perfetta per inquadrare i paesaggi.
Il Naturalista è un Fotografo che necessità di cieli immensi, pianure sterminate, oceani e tramonti. Per questo non è raro trovarlo con in mano un obiettivo zoom che gli permette di inquadrare tutti i panorami senza preoccuparsi di modificare l’esposizione. Modelli come il Sony E PZ 18-105mm sono perfetti per lui, dotati di stabilizzazione dell’immagine che rende le immagini nitide e senza sfocature, anche nelle condizioni in cui la camera tende a vibrare.