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Quanto possono resistere gli smartphone pieghevoli: come funziona (davvero) la tecnologia degli schermi foldable

Redazione MediaWorld16 OTTOBRE 2025

Gli smartphone pieghevoli sono il trend da seguire negli ultimi anni. Ma come funzionano davvero? Come fa lo schermo a resistere alle continue aperture? Scopriamo in questo articolo la tecnologia che c’è dietro.

Uno schermo pieghevole, fino a qualche anno fa, poteva essere possibile solo in un film di fantascienza. Negli ultimi tempi però la tecnologia foldable ha preso il sopravvento andando a riempire una fetta di mercato sempre più importante. Soprattutto per quanto riguarda gli smartphone, infatti, sono diversi i brand che hanno lanciato prodotti caratterizzati proprio da uno schermo pieghevole, che si apre e si chiude (sia in senso orizzontale che in verticale) attraverso una cerniera che ne accompagna il movimento. Ti sei mai chiesto come funzionano? E soprattutto come fanno a non rompersi? Te lo spieghiamo nel corso di questo articolo.

Come sono fatti gli schermi pieghevoli degli smartphone

Ciò che rende possibile piegare uno smartphone su se stesso sta principalmente nel display. Per i dispositivi foldable, infatti, vengono generalmente impiegati schermi OLED anziché i classici LCD. Oltre a questi, a proteggere lo schermo entrano in gioco speciali lastre di vetro, come gli UTG. Infine, gran parte del lavoro è svolto anche dalla cerniera, il “punto nevralgico” di tutto il dispositivo pieghevole. Vediamoli nel dettaglio. 

La tecnologia OLED

La parola OLED sta per Organic Light-Emitting Diode. Non si tratta, certo, di una tecnologia nuova ed esclusiva degli smartphone foldable. Gli OLED sono infatti impiegati già in schermi che conosciamo bene come per televisori, tablet e monitor. Ricapitoliamo brevemente il loro funzionamento.

A differenza degli schermi tradizionali costruiti con tecnologia LED o LCD, questi led organici permettono di installare schermi che non necessitano di una retroilluminazione rigida. Infatti, gli schermi OLED sono fatti di diodi che emettono luce autonomamente. Sono organici perché si tratta di sottili lastre fatte di polimeri conduttori, con struttura costituita in larga parte da carbonio: da qui il nome di led organico. Questi led a base di carbonio sono generalmente capaci di emettere solo luce bianca, ma aggiungendo ai semiconduttori alcune sostanze chimiche possono anche emettere luce rossa, verde e blu. Dalla combinazione di questi colori - secondo lo schema RGB - è possibile poi ricreare tutta la gamma dei colori dello spettro visibile, come già avviene con gli schermi che quotidianamente utilizziamo. In sostanza, l’assenza della retroilluminazione rende il pannello dei LED molto più flessibile permettendo così anche di piegare il display.

Una variante utilizzata da alcuni brand come Samsung e Lenovo è quella degli AMOLED. Si tratta sempre di diodi a meissione di luce organica, ma "a matrice attiva". Questa, tramite un TFT (transistor a film sottile) e dei condensatori, permette di ottenere un controllo più preciso su ogni singolo pixel, con risoluzioni più elevate e frequenze di aggiornamento più rapide.

Un telefono foldable

La protezione con gli UTG

Ovviamente, non sono solo gli OLED a fare tutto il lavoro degli schermi pieghevoli. Se prendiamo tra le mani uno smartphone comune, infatti, non possiamo non notare che il display è coperto da una lastra di vetro rigida. Se fosse così negli smartphone pieghevoli, la lastra si spezzerebbe al primo movimento. Negli ultimi foldable questa lastra è stata sostituita dai cosiddetti UTG, acronimo che sta per Ultra-Thin Glass. Come dice il nome, si tratta di una lastra di vetro ultra sottile e trattata chimicamente in modo che possa reggere la flessione e assistere il movimento

La cerniera che accompagna i movimenti 

Tra le due parti dello schermo, solitamente, si può percepire al tatto una piccola “gobba” proprio nel punto in cui le due parti dello smartphone si congiungono. Questo deriva dal fatto che per rendere possibile il movimento le due parti sono unite attraverso una cerniera, un meccanismo complesso che deve sì accompagnare il movimento ma anche garantire resistenza nel tempo, supportando e sopportando tanti cicli di apertura e chiusura. Su questo meccanismo non c’è uno standard e ogni brand adotta tecnologie diverse.

Come funziona un telefono pieghevole 

Dal punto di vista dell’hardware uno smartphone pieghevole è sicuramente un grattacapo in termini di costruzione. Ma anche il software può e deve essere allineato a questa tecnologia. Senza di esso lo smartphone, anche se ben costruito, rimarrebbe un oggetto inerte. 

Anche qui, ogni brand ha ovviamente il suo Sistema Operativo. Tuttavia, rispetto ai comuni smartphone, in questi casi deve anche avere feature aggiuntive. Ad esempio, il software dev’essere in grado di “riconoscere” quando il telefono è aperto o chiuso, adattando così le funzionalità in base al fatto che ci si trovi davanti ad uno schermo chiuso o “esteso” cambiando il layout a seconda del momento e dando continuità alle applicazioni nei momenti di passaggio. Alcuni smartphone pieghevoli, inoltre, hanno uno schermo più piccolo ed esterno dal quale è possibile visualizzare alcuni contenuti: notifiche, pop-up, orario, meteo e così via. In questo caso deve essere previsto, lato software, anche un layout adatto a queste opzioni di visualizzazione.

Gli ultimi modelli di smartphone pieghevoli, da Samsung a Motorola

Come detto in precedenza, sono diversi i brand che hanno tentato la strada del foldable con smartphone che hanno suscitato grande scalpore e che si confermano prodotti validi e di qualità. Ne vediamo qualche esempio. 

Tra i primi che vengono alla mente c’è sicuramente Samsung, che ha presentato la sua nuova linea di smartphone pieghevoli che comprende anche Z Fold7 e Z Flip7 che si caratterizzano per un design super sottile e leggero e un ampio display, sia interno che esterno. La differenza sostanziale tra i due modelli è l’orientamento: il primo si apre in orizzontale, mentre il secondo in verticale diventando ancora più “tascabile”. In questo caso la tecnologia del telaio è Armor FlexHinge che garantisce un design sottile ma allo stesso tempo resistente. 

C’è poi anche Motorola, con il suo Razr 60 che ha fatto parlare di sé anche per l’esclusiva finitura in legno. Parliamo di due versioni: una “base” e una versione Ultra che riprendono un must dei primi anni Duemila quando il telefono a conchiglia era di fatto un simbolo di trend. I Razr si caratterizzano anche per la resistenza con un vetro estremamente resistente alle cadute: il Corning Gorilla Glass Ceramic.

Cosa ci riserva il futuro della tecnologia foldable

Fare ipotesi sul futuro della tecnologia ci costringe, inevitabilmente, a rimanere nel campo delle ipotesi. Tuttavia, una volta individuato e consolidato il trend riesce facile far viaggiare l’immaginazione verso quelle che possono essere le applicazioni dello schermo pieghevole in un futuro abbastanza prossimo. Si viaggia a vele spiegate verso un universo tecnologico in cui gli schermi sono sempre più adattabili alle routine dell’uomo, e non più viceversa: abbiamo già visto prototipi di questo tipo. A partire dalle tv con schermi trasparenti e dai PC con gli schermi arrotolabili

Così come non è difficile immaginare schermi estensibili che si adattano ancora di più alle esigenze dell’utente senza più limiti di dimensioni ma con un hardware elastico e ancora più flessibile, che ridimensiona i display senza perdere di qualità. Sono esempi, questi, di come gli schermi diventano più diffusi e non sono più solamente un punto fisso nello spazio. Portatili, pieghevoli, arrotolabili ma anche più smart: con l’Intelligenza Artificiale che ogni giorno fa passi da gigante in avanti, possiamo facilmente intuire come l’IA potrà ottimizzare l’utilizzo degli schermi interagendo costantemente con le routine quotidiane di chi le utilizza.